• Home
  • Cerca
  • Contatti
  • Links
Menu Principale
  • Home
  • Mostre & Eventi passati
  • Mostre & Eventi in programmazione
  • Parlo Io
  • Collezione Etichette Vini
  • Collezione Etichette Abbigliamento
  • Cinema Locorotondo
  • Pietracalca Magazine
  • Centro Studi Economici Pugliese
  • Salsiccia e Poesie
  • Cookie Policy
Gallerie
  • Cartoline - We Were
  • Cartoline - Night Bloomings
Home Centro Studi Economici Pugliese

Centro Studi Economici Pugliese

PDF | Stampa | E-mail

CONSISTENZA DELLE CONFEZIONI IN SERIE DI ABBIGLIAMENTO ESTERNO DI MARTINA FRANCA (TA)

GRAFICO 1 (Consistenza imprese attive, iscritte e cessate)

Grafico_1

GRAFICO 2 (Andamento imprese attive, iscritte e cessate)

Grafico_2

GRAFICO 3 (Andamento numero addetti delle confezioni di abbigliamento)

Grafico_3

Il Centro Studi Economici di Pietracalca ha esaminato i dati economici delle confezioni di abbigliamento a Martina Franca dal 2009 al 2012.

Abbiamo sviluppato i dati ottenuti da Infocamere relativi al codice attività 14.13.10 (ATECO 2007 - aziende di CONFEZIONE IN SERIE DI ABBIGLIAMENTO ESTERNO) e in particolare per quanto riguarda le aziende ATTIVE, ISCRITTE e CESSATE, nonché del loro numero di addetti limitatamente alla città di Martina Franca.

Per maggiore chiarezza specifichiamo che:

-    per imprese iscritte, si intendono le imprese registrate nel Registro delle Imprese nel periodo in esame;

-    per imprese attive, si intendono le imprese che esercitano effettivamente l’attività.

-  per imprese cessate, si intendono le imprese che hanno chiesto ed ottenuto l’annotazione della chiusura dell’attività nel Registro delle Imprese.


Analizzando i dati delle confezioni di abbigliamento a Martina Franca corrispondenti al predetto codice di attività (ATECO 14.13.10), possiamo affermare che dall’anno 2009 sino alla fine del 2012 è rimasto tutto abbastanza stabile avendo avuto in media un’iscrizione annua. (cfr. grafico 1-2)

Per quanto riguarda il numero delle imprese attive nello stesso periodo di riferimento, si riscontra una costanza dal 2009 al 2011 con in media 77 unità, per poi passare a 87 unità nel 2012  rappresentativo di un incremento di circa l’11%. A tal proposito è bene specificare che detto dato positivo delle aziende attive, dipende dalla drastica riduzione delle imprese cessate nei 4 anni considerati, passando da undici unità nel 2009 fino a tendere a zero unità nel 2012. (cfr. grafico 1-2)

Per quanto riguarda invece il numero degli addetti nelle stesse confezioni di abbigliamento di Martina Franca, si può facilmente notare nel grafico 3, come c’è stato un tendenziale incremento di circa l’11% se confrontiamo i dati del 2009 con quelli del 2012, quest’ultimi attestatisi intorno alle 1530 unità.


Centro Studi Economici Pietracalca

 

Riprogettando il futuro economico dell'area jonica...

PDF | Stampa | E-mail

PREFAZIONE: Il nostro studio parte dalla realtà economica della provincia di Bolzano (Alto Adige), in cui le istituzioni già da qualche tempo adottano un modello di sviluppo economico territoriale teso a valorizzare tutte le peculiarità, a cominciare da quelle agricole, che hanno caratterizzato la cultura della popolazione locale prima della industrializzazione.

La provincia di Bolzano incoraggia la popolazione che vive fuori città a rimanere sul posto, permettendo e garantendo a questa, di usufruire di tutti i servizi pubblici (trasporto, biblioteche, scuole, uffici, ecc...) senza la necessità di recarsi in città. Questa situazione permette alle aree extra-urbane di mantenere e generare una miriade di micro realtà aziendali che presidiando il territorio, fanno in modo di valorizzarlo dal punto di vista agricolo, della bellezza ambientale e della tutela del paesaggio.

Gli agricoltori locali si focalizzano sulla produzione di mele ed uva e conferiscono il loro prodotto a dei centri specializzati nello stoccaggio, nella etichettatura e commercializzazione del prodotto. Il prodotto viene venduto nei migliori mercati italiani e del Nord Europa, grazie alla loro affidabilità e serietà professionale e alla vicinanza ai mercati più ricchi del Nord Europa, permettendo di applicare dei prezzi sufficientemente remunerativi.

Il comportamento di questi piccoli imprenditori agricoli fa sì che si prendano cura di ogni piccola parte del territorio con la stessa attenzione con la quale una casalinga si prende cura della sua casa. Non c'è da sorprendersi, quindi, che all'inizio di ogni filare di uva o di mele ci si possa trovare di fronte ad una rigogliosa pianta fiorita e colorata.

La tutela del paesaggio è una conseguenza del comportamento stesso della popolazione agricola, la quale sa che deve prendersi cura del territorio, nel senso di non sottrarre terra alla produzione cementificando sulla superficie, non adottare tecniche costruttive troppo invasive e non inquinare il territorio, anche perché trattasi di popolazione residente nello stesso luogo del posto di lavoro.

Conseguenza di quanto detto è che il territorio agricolo, tenuto in questo stato, è reso appetibile per il turista, così da generare una nuova economia legata a dei flussi di persone quantitativamente costanti tutto l'anno. Trattasi di un turismo di qualità attento a godere e rispettare tutto quello che è frutto della particolarità o peculiarità della provincia di Bolzano.


La crisi economica che ha investito l’Europa e con essa anche il suo anello debole, rappresentato dall’Italia, dipende da 3 grandi problemi: il debito dello Stato, il rallentamento della crescita economica e la credibilità del governo. Tagliando (poco) le spese ed aumentando (troppo) le tasse, sarebbe necessario innanzitutto, diminuire il debito pubblico, stimolare la crescita economica, attraverso le liberalizzazioni, i tagli mirati alle tasse e stimolando la ricerca.

Un’altra grave conseguenza della crisi economica che ha investito il nostro Paese, è il livello di disoccupazione che non sembra proprio diminuire ed è maggiore soprattutto tra i giovani, per non parlare degli inoccupati.

Anche se coloro che sono iscritti all'Inps hanno diritto all'indennità di disoccupazione e molti rimangono per lungo tempo in cassa integrazione percependo una sciocchezza, vivere da disoccupati resta comunque frustrante sia a livello economico e sia a livello personale.

L’Istat ha effettuato una statistica sull’attuale situazione della disoccupazione italiana ed i dati sono allarmanti, non consentendo certamente agli italiani e soprattutto ai giovani che ancora devono entrare nel mondo del lavoro, di stare tranquilli.

La disoccupazione italiana si aggira attualmente intorno all’8,9% ed 1 giovane su 3 risulta essere senza alcun lavoro. Su base annua, l'aumento della disoccupazione nel nostro Paese è del 10,9% con 2,423 milioni di persone senza lavoro, dei quali 1,243 milioni sono uomini ed un milione sono donne. Tale percentuale di disoccupazione, è la più alta rilevata dal gennaio del 2004. Se poi guardiamo il tasso di disoccupazione giovanile, la situazione peggiora e la percentuale è del 31%. Le percentuali di disoccupazione in Italia per gli uomini e per le donne ammontano rispettivamente all’8,4% ed al 9,6%; invece le percentuali di occupazione per gli uomini e per le donne ammontano rispettivamente al 67,1% ed al 46,8%, infine, le percentuali di inattività per gli uomini e per le donne ammontano rispettivamente al 26,7% ed al 48,2%.

E poi c’è un universo parallelo in cui la disoccupazione ammonta al 3,3% stabilendo un record mondiale in quanto è la percentuale più bassa al mondo con un aggregato positivo annesso, ossia l’ottimo equilibrio fra uomo ed ambiente. Anche il PIL pro capite è il più alto in tutta Italia. A questo punto è lecito chiedersi dove è ubicato questo universo parallelo! Paradossalmente è ubicato proprio in Italia, nel Trentino Alto Adige, fra i masi dell’Alto Adige, presi di mira dal commissario europeo Mansholt, il quale era intenzionato ad adottare una politica agricola strutturale, mirante al miglioramento dei redditi agricoli, attraverso un miglioramento delle strutture aziendali, arrestando così, la spirale dei costi della politica agricola comune.

MEsempio di maso: abitazione rurale tipica del Trentino Alto Adige. Esso consta, solitamente, di un fienile, una stalla ed una piccola stanza adibita alla cottura dei cibi ed alla preparazione del formaggio. Il prato è una componente indispensabile del complesso agricolo che fa capo al maso, creando, appunto, un micro sistema quasi autosufficiente, che da secoli è rimasto immutato.



In particolare, Mansholt proponeva la creazione di aziende agricole di proporzioni più ampie, adeguate alla realtà dei mercati di sbocco. Le maggiori dimensioni delle imprese avrebbero favorito un uso più efficiente del lavoro e del capitale. Negli anni 80 era già in atto un crescente esodo rurale che secondo la Commissione, doveva essere accelerato se si voleva che il tenore di vita della popolazione agricola restante aumentasse. Per raggiungere tale obiettivo tale piano prevedeva che nel 1980, la popolazione agricola sarebbe scesa al 6% della popolazione attiva complessiva e che la superficie agricola della comunità sarebbe stata ridotta di almeno 5 milioni di ettari. Si prevedeva infine, che la spesa per il sostegno dei prezzi sarebbe sensibilmente calata. In buona sostanza, Mansholt voleva chiudere i masi per portare le mucche a valle per produrre il latte a minor costo.

I montanari però non dandosi per vinta, hanno rifiutato il piano Mansholt perché per loro l’agricoltura in montagna, la periferia e le zone rurali rivestono un’importanza fondamentale e proprio questo gli ha spinti a resistere ben 20 anni con la consapevolezza di fare una politica per il loro territorio; proprio oggi, sono i fatti che danno ragione loro.

Infatti, la popolazione trentina del Tirolo, fortemente ancorata alla cultura locale ed alla natura, vive nei masi e questi ultimi vengono tramandati di generazione in generazione, dando vita al cosiddetto fenomeno del “maso chiuso”: particolare istituto giuridico, volto a preservare innanzitutto l'indivisibilità della proprietà agricola, basato sul diritto ereditario, ossia, il maso chiuso veniva ereditato indiviso dal primogenito maschio, mentre i figli minori potevano scegliere tra un indennizzo oppure tra il continuare a vivere assieme al fratello maggiore, come servi agricoli (una situazione analoga a quella dei servi della gleba). Questo fenomeno dal ‘500 ha impedito di fatto, la frammentazione dei terreni e di conseguenza, ha garantito la sopravvivenza di  una famiglia fondata sulla produzione di latte. Non solo, ciò è stato reso possibile anche grazie al forte spirito di appartenenza alla cultura locale, alla salvaguardia dell’azienda familiare ed alla produzione naturale dei prodotti, perché anche il consumatore ha il diritto di avere prodotti la cui produzione avviene secondo le leggi della natura, senza ingerenza della chimica o almeno che sia limitatissima.

Inoltre, nel Trentino Alto Adige, le sovvenzioni non rivestono carattere di rendita ma di investimento: quasi 5/6 mila € spettano a coloro i quali lavorano i masi, se però non si lavora, non si percepisce nulla. Il lavoro non passa solo dal valore della natura e della sua manutenzione, ma anche dal valore del verde agricolo e proprio in virtù di questo lavoro, bisogna dare qualche aiuto anche al contadino che mantiene il verde agricolo ed il paesaggio; perché ciò si traduce in turismo. Ecco perché Bolzano ha lo stesso numero di visitatori di Roma o Firenze e Venezia, messi insieme. I turisti sono interessati alla vista della vita locale, alla tradizione, alla storia, ai monumenti ma anche al modo di vivere e per tale ragione, i contadini per il Trentino Alto Adige sono indispensabili non solo per la produzione di prodotti agricoli ma soprattutto per l’economia.

Di conseguenza, le regioni che hanno seguito le indicazioni dell’UE, la situazione oggi è ben diversa, infatti, dirigendosi al di fuori del confine della provincia di Bolzano, l’ambiente è trascurato, la popolazione va verso le zone abitative avendo trovato impiego nelle industrie, verso le città e di contro la campagna è desolata. Ciò è accaduto in Piemonte, nel Veneto, nel bellunese.

Sono circa 18 mila i masi collocati nelle montagne, portando a valle 100 mila persone (ossia l’intera città di Bolzano), ciò si traduce in costruzione di scuole, dare posti di lavoro e di contro spopolare il 95% del fiorente territorio, togliendo il presidio umano e la difesa della montagna, favorendo la città anche dal  punto di vista idrogeologico. La gente in montagna si occupa della manutenzione delle strade e della rete viaria, quindi non è necessario che la provincia o il comune lo faccia. La gente contribuisce nella gestione dei prati, dei pascoli e del bosco stesso. Di contro, portando a valle la gente, il territorio non avrebbe dei proprietari privati e ciò corrisponderebbe ad un intervento da parte dell’amministrazione pubblica che non sarebbe in grado di farlo e dovendo intervenire comunque impiegherebbe più tempo.

Una comunità è costituita da bambini che rimangono in periferia anche in classi da 15 alunni, perché altrimenti togliendo una struttura culturale, la gente va via; da gente che lavora e da gente anziana a contatto con i giovani. Proprio questo è quanto nel Trentino Alto Adige è stato mantenuto. Quindi la politica, non deve limitarsi a svolgere le funzioni limitatamente alla durata di un mandato ma deve spingersi oltre. Si pensi che i masi abitati sono 18 mila e le valli altoatesine sono le più fiorenti d’Europa, a differenza delle valli del territorio alpino.


Centro Studi Economici Pietracalca

 
feed-image

Copyright © 2010 Associazione Culturale Pietracalca. Presidente Francesco Paolo Fumarola CF FMRFNC67L15E986S
All Rights Reserved.