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Home Salsiccia e Poesie

Salsiccia e Poesie

IL LONFO

(poesia premiata I° posto X edizione 2018)


Il Lonfo non vaterca nè gluisce

E molto raramente barigatta

Ma quando soffia il bego a bisce bisce

Sdilenca un poco, e gnagio s’archipatta.

É frusco il Lonfo, è pieno di lupigna,

arrafferia malversa e sofolenta!

Se cionfi ti sbiduglia, ti arrupigna.

Se lugri ti botalla, ti criventa.

Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto

Che bete e zucchia e fonca nei trombazzi

Fa legica busia, fa gisbuto;

E quasi quasi in segno di sberdazzi,

Gli affarferesti un gniffo.

Ma lui, zuto, t’alloppa, ti sberdacchia e tu l’accazzi.

 

Fosco Maraini

 

IL BACIO DELLA BUONANOTTE

(poesia premiata I° posto IX edizione 2017)


Io ho l’anima stanca, l’anima di chi soffre, l’anima di chi soffre sempre troppo per chi non merita, per un bacio della buonanotte mai dato, per un buongiorno mai avuto, per un abbraccio che non arriverà mai o per quelle giornate trascorse ad imparare ad esser grande da solo.


Magari arriverà quel giorno, forse. O magari non arriverà mai, aspetto. Non ho fretta. Io sono qui.


La gente qui è matta, non come molto tempo fa. Non fa altro che parlare, parlare ma non dice mai nulla.


Sai ho imparato tanto, anche fin troppo ma non è mai stato abbastanza. Avrei voluto fosse diverso, avrei voluto fosse più intenso, avrei voluto fosse…


Ehi guarda, eccolo. L’ho preso, aiutami. Tira, tira!


Sì, è grande. Questa sera lo portiamo a casa e lo mangiamo.


Finalmente sono riuscito a prenderne uno anche io, il secchio è bello pieno adesso. Di solito non pesco mai nulla, ma questo è vero, non come nei sogni! Vero? Ancora? Un altro stupido sogno?


Già, non puoi parlare. D’accordo lo farò io, ‘sta tranquillo.


Torniamo adesso, ché è tardi.


Dove eravamo? Sì, avrei voluto, avrei voluto, avrei voluto fosse tutto più vero. Tutto qui.


No, aspetta. Fermo, non partire. Io resto qui. Saluta tutti lì.


Forse arriverà quel giorno, sì ne sono convinto.


Alcune cose, una volta che le hai amate, diventano tue per sempre. E, se tenti di lasciarle andare fanno solo un giro e tornano da te. Diventano parte di te, o ti distruggono.


Ti senti senza speranze come se niente potesse salvarti. E quando tutto è detto e fatto, speri quasi di riavere tutte quelle brutte cose per rivivere quelle belle.


Non vorrai nessuno al tuo fianco, piangerai un silenzio assordante e diventerai forte da solo, forte come non mai a tal punto da promettere a te stesso di non smettere mai di sognare; ma non saprai mai cosa si prova ricevere il bacio della buonanotte, fin quando potrai finalmente riceverlo.

 

Fabio Tamburrano

 

IL GOMITOLO ROSSO

(poesia premiata I° posto VIII edizione 2016)


Lascio il gomitolo rosso,

sbatte contro un comò di altri tempi,

è uno schiaffo ai ricordi assopiti:

vi rivedo ai giardini in inverno

ed avverto il contrasto nel cuore

fra quella età così acerba

e le rughe sui visi vissuti

ed avverto ancora il contrasto

tra il gelo che cala d’ inverno

e il calore emanato

da cuori di nonni  scomparsi.

Lancio ancora il mio rosso gomitolo

ma non vedo persone a me care..

vedo scene di vita di altri

quello che poteva avverarsi,

ma un no o un si mai espresso,

una strada lasciata a metà

o strade mai prese in partenza,

hanno reso un rimpianto assordante!

Il passato è legato al presente,

è un giudice spesso severo

o piuttosto un padre indulgente

che concede la libera scelta

a figli ancora bambini.

Ora ho in mano il gomitolo rosso

pronta ancora d avvolgere il filo,

rido e piango ascolto e poi parlo,

madre e figlia al medesimo tempo…

Faccio in modo che il magico filo

possa essere intriso di rosso,

non sia mai un filo sbiadito,

che mi parli di una sprecata!

 

Fabrizia Aralla

 

L'AMMORE

(poesia premiata I° posto VII edizione 2015)



L'ammore chi è?... E' 'nu signore

travestuto 'e gentilezze e poesia,

vase, abbraccie e gelusia.

Quante aspette p'o piglià!



S'e presenta comme uno

serio, onesto, cunsistente

e te nganna a tanta ggente,

quanta ggente fa cadè!



'Nchiude ll'uocchje e t'abbandune

dinto 'e braccia 'e stu signore

e lle daje aneme e core

tutto chello ch'jsso vò.



T'e lusinga? E tu nce cride.



T'e fa chiagnere?... O perduono;

e perduone tutte cose,

pure 'e spine 'e chesti rrose

si sti spine rose sò.



T'e ribbielle? E comme faie?



Oramai nun si cchiù nniente,

chi cumanna e' stu signore

ca trasenno dinto 'o core

travestuto 'e poesia

t' addurmuto. T' a ncantato,



S'a pigliato tutto chello ca vuluto

ttutto chello ch'e lle dato:

pace, suonno e giuventù.



Spisso capíte ca'e vvote

tu te cride ch'è sincero,

chist' ammore travestuto

c'o vestito 'e nu poeta,

tutt'insieme s'è spugliato,

stu poeta 'e gentilezze

s'è scurdato 'a poesia

t' a rimasto n' amarezza

nfunno 'a ll'anema

ind'o 'o core...



...Che vuò fà, chisto è ll'ammore.

 

Antonio… in arte T… (Diritti d’Autore)

Testo recitato da: Strato Musso

 

STORIA DI UN UOMO AFFRANTO

(VIII edizione 2016)


Questa è la storia di un uomo affranto dal potere, dagli impegni,

dalle responsabilità.

 

Pensavo…pensavo a quanti anni sono che non vado più a pescare, mi piaceva così tanto andare a pescare…non sono più andato.


Magari avevo delle cose più importanti da fare, anche se in questo momento non saprei dire quali…non sono più andato.


Abbiamo sempre delle cose più importanti da fare che non ci fanno stare bene, come se stare bene non fosse abbastanza importante.

 

Io quando andavo a pescare, per l’eccitazione mi svegliavo prima della sveglia, anzi ero io

che svegliavo la sveglia: "SVEGLIAAAAA!!!"

 

E sei lì che peschi e sei solo, e se sei solo sarai tutto tu.

 

Non pensi più a niente…non pensi al mutuo da pagare, non pensi alla guerra

in corso…non pensi al mutuo da pagare per mantenere la guerra in corso.

 

E senti una voce gentile, una voce garbata, una voce che abbiamo sentito tutti almeno una volta nella vita, una voce lì dentro, una voce che ti dice:

 

"Ohè Ohè….Come sei Fortunato!"

 

E penso: "E’ vero…Come sono fortunato! COME SONO FORTUNATO!!!"

 

Per me pescare è un lavaggio, è un battesimo. L’acqua del fiume se la lasci

lavorare, ti porta via tutti i tuoi pensieri e forse anche tutti i tuoi peccati,

compreso anche il peccato originale che tra tutti i peccati è quello che

mi sta più sulle balle,  puro accanimento giudiziale.


L’acqua del fiume se la lasci lavorare ti lava via tutti i tuoi pensieri, e

forse anche tutti i tuoi peccati, e ti rimette al mondo nuovo, ti sistema tutto.

 

E allora ho pensato a tutta la gente paralizzata dal potere, diamogli una

canna da pesca, diamogli la possibilità di stare con se stessi, aiutiamoli

a dimenticare di essere indispensabili, gli farà del bene, CI farà del bene…

 

Pescare, può sembrare una cosa piccola e banale, però è un ritorno alle

cose semplici a quei fondamentali che stiamo perdendo.

 

Bene… pescare mi dava la grande occasione, di sentire quella voce garbata,

quella voce gentile, quella voce che ti dice:

 

"Oh… Come sei Fortunato!!!"

 

"Come sono Fortunato…Come sono FORTUNATO…

…come SIAMO Fortunati…SIAMO FORTUNATI!"

 

Però… però io ogni volta che sento quella voce un pò mi vergogno e

quasi m’imbarazzo. Allora ho pensato:

 

Dobbiamo essere messi proprio male se ci vergognamo di stare bene.
Forse è per questo che sono affranto, forse è per questo che non vado a pescare.


Perchè mi fa paura sapere che volendo…VOLENDO posso stare bene!

 

A. Albanese

 
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